DOMANDA: quanto può resistere una gattara in vacanza, senza vedere un gatto? RISPOSTA: pochissimo!
Quindi dopo 10 giorni di astinenza da code e baffi, trovandomi a Londra, decido che è giunto il momento di fare visita al Battersea Cats and Dogs: il rifugio più antico e famoso del Regno Unito.
Già alla stazione ci sono cartelli che indicano la direzione. Questo per darvi un’idea di quanto sia visitato e importante.
All’entrata un enorme cancello nero impedisce l’accesso agli estranei prima che siano identificati. Il guardiano, gentilissimo nel suo gabbiotto, mi spiega che l’accesso è possibile, pagando 2 sterline.
L’ingresso a pagamento è uno dei modi in cui il Battersea Cats and Dogs si autofinanzia. Oltre a selezionare all’ingresso le persone realmente interessate dai semplici curiosi.
La struttura, ENORME, è divisa in tre grandi edifici. Uno per i cani, uno per i gatti e uno per la clinica dedicata agli ospiti.
Entro nell’atrio che ospita la reception, dove lavorano (nel senso che sono pagate per farlo) due impiegate. Nei giorni precedenti ho inviato una email presentandomi come volontaria dei Cassiopei e chiedendo di parlare con qualcuno. Una signora bionda molto british si presenta, dichiarandosi felice di aiutarmi.
Parto col fuoco di fila delle domande:
1. Quanti cani e gatti sono ospiti? Non lo so! Ogni giorno vanno e vengono decine e decine di animali, tenerne traccia è impossibile per chiunque non sia in amministrazione.
2. Quanti volontari lavorano qui? Non lo so! Circa 200 persone operano ogni giorno, in vari turni, al Battersea Cats and Dogs, tra amministrazione, raccolta fondi, marketing, addetti alle pulizie, commessi, guardiani, impiegati, veterinari, esperti del comportamento, cuochi e inservienti. La maggior parte sono dipendenti.
I volontari sono molto pochi. Per essere tali, si deve fare un colloquio e un breve periodo di addestramento.
3. Come arrivano gli animali? Sono randagi? I randagi sono pochissimi, per fortuna. La maggior parte viene portata dagli ex padroni, per i motivi più vari. Abbiamo un’entrata a parte per questi casi.
4. Come avvengono le adozioni? L’aspirante adottante fa un colloquio preliminare con un operatore. Spiega le caratteristiche del cane/gatto che vorrebbe, la composizione della sua famiglia, il tipo di casa in cui abita.
In base a queste caratteristiche, l’operatore sceglie 3 o 4 animali adatti e glieli fa conoscere. Se l’amore scatta, l’adozione va a buon fine. Dopo il pagamento di una somma chiesta per il rimborso della sterilizzazione, il cane o il gatto vanno nella loro nuova casa.
5. Come vi autofinanziate? In tanti modi. La Regina è stata uno dei nostri sponsor per tanti anni. Poi ci sono eventi, cene di beneficienza, negozi. E poi tramite le donazioni.
A questo punto, chiedo di vedere il gattile. Mi spiega che ai visitatori è permesso solo vedere una piccola parte degli ospiti.
Salgo una rampa di scale di vetro e mi trovo in una stanza circolare, sulla quale si affacciano una ventina di porte in vetro.
I gatti, uno per stanza, sono ospitati lì. Non è possibile toccarli. Non è possibile toccare la porta! Ad ogni ingresso c’è un igienizzante per le mani. Ad ogni porta è appesa una scheda con foto, età, caratteristiche del micio. Nessuno può entrare tranne il veterinario e il personale ESPRESSAMENTE autorizzato. I volontari non possono toccare i mici, se non espressamente autorizzati.
Una tortura!
Mi spiega che a causa dell’alto numero dei gatti che vanno e vengono, devono fare di tutto per contenere contagi/ epidemie.
Le stanzine sono pulitissime e attrezzate. Tutte hanno una finestra. Un cucciolo si affaccia a guardare un tipico double decker rosso. Nella stanza dei cuccioli, c’è perfino una webcam che trasmette su you tube 24 ore su 24.
Tutto è organizzato alla perfezione. Il personale indossa una divisa blu con il logo dal Battersea Cats and Dogs.
Ci sono alcuni volontari che si dedicano esclusivamente alla socializzazione dei mici. Entrano dentro la stanza e li accarezzano per ore. Si muovono indaffarate per i corridoi (il 99% sono donne), con tanto di badge per passare da un settore all’altro.
Non potendo stropicciare neanche un micio, torno alla reception e mi dirigo al negozio, dove contribuisco alla raccolta fondi acquistando borsine, portachiavi e segnalibri.
Prima di andare mi consigliano di fare un salto in caffetteria.
E’ un piccolo ristorante, una mensa per il personale e i visitatori. Anche qui, tutti i ricavi vanno al rifugio.
Esco dal Battersea Cats and Dogs con la consapevolezza che nel mio paese, strutture pubbliche così, non le avremo mai.
Ma anche che ai Cassiopei, i mici sono coccolati da tutti!
Anzi! Volontari e visitatori sono incoraggiati ad accarezzare gli ospiti.
Non avremo i soldi, ma l’amore da regalare non ci manca!
(Testo e Foto di Francesca C.)