I 7 errori da evitare quando si adotta un gatto: #2
Buongiorno, cari Cassiopeiers e ben trovati!
Come vi ricorderete siamo in piena campagna informativa sulla delicata fase dell’INSERIMENTO dei gatti adottati nel nuovo ambiente domestico.
Da oggi #BastaAiGattiAR (Andata e Ritorno).
Basta con le adozioni superficiali e irresponsabili da parte di chi sceglie di risolvere i problemi insorti con la adozione, riportando frettolosamente al gattile il “pacco” non più gradito, sia pur con tante lacrime agli occhi e i mi dispiace come se piovesse.
Basta con le restituzioni dei gatti, solo perché loro non si comportano come noi vorremmo.
Se vi state chiedendo come è possibile gestire un gatto adottato che, da giorni o mesi, vive nascosto sotto un mobile, sopra una mensola o dietro al frigo, leggete il nostro articolo e capirete che la restituzione del gatto non è mai la soluzione al problema.
Spessissimo, nel primo inserimento in un nuovo ambiente, il gatto tende a nascondersi i posti stretti e sicuri in cui pensa che non possiate raggiungerlo.
In questo modo, vi sta comunicando che non capisce se quello è un ambiente ostile o una casa sicura. Per cui, nascondendosi, può monitorare voi e capire le vostre intenzioni.
Vi ricordate che nell’articolo della scorsa settimana (i 7 errori da evitare quando si adotta un gatto #1) avevamo parlato del fattore Tempo, Pazienza e Calma?
Bene, se seguirete i nostri consigli, con pochissimi accorgimenti riuscirete a gestire al meglio anche questa condizione transitoria.
Intanto, cosa è meglio fare se un gatto si nasconde? NIENTE. Non dovete fare proprio un bel niente.
Il gatto capirà da solo quando è arrivato il momento di uscire.
Se un gatto adulto si nasconde vuol dire che, nel suo posticino, si sente sicuro. E allora, come ci siamo già detti, dovete dare TEMPO al gatto di capire dove si trova e chi siete voi. Dovete avere la PAZIENZA di aspettare che il micio esca da solo dal nascondiglio (tanto prima o poi lo farà, è una certezza) e mantenere la CALMA, se lui non reagisce come voi vorreste.
Non siete voi a condurre il gioco, ma, come al solito, è il micio che detta i tempi e le condizioni.
Certamente voi non avete un ruolo di spettatore passivo; anzi, potete incoraggiare la fiducia del micio accarezzandolo da sotto il mobile o portandogli delle pappe deliziose sopra la mensola in cui si sente protetto.
Assecondatelo e NON FORZATELO. A meno che non ci sia una urgenza (terremoto? ferite gravi?) non siete nessuno per stanarlo da dove si sente tranquillo.
Se al gatto lacrima un occhio, pazienza. Meglio una congiuntivite che un gatto stressato.
Tra le false certezze: “Io ho spostato il gatto dal mobile, non mi ha graffiato. Quindi NON è stressato”. SBAGLIATO! Non siete nella testa del gatto e non sapete come lui viva quella forzatura.
L’aggressività è solo una delle possibili reazioni di un micio a una fonte di stress (in questo caso… voi!), ma potrebbe iniziare anche a rifiutare il cibo o strapparsi il pelo.
“Ho allungato la mano sotto il mobile e il gatto mi ha graffiato” RITENTATE! Magari insieme alla mano fate avvicinare anche una ciotola con del cibo buono.
E se al micio servono mesi per uscire da sotto alla vetrinetta del salotto, a voi cosa cambia?
Anziché ostinarvi a toccarlo, stimolarlo e tirarlo fuori da lì, provate a partire dal presupposto che lui NON SA che gli avete salvato la vita e che è lui a dover ACCETTARE voi, e non viceversa.
Perché cari Cassiopeiers, qualsiasi forzatura o tentativo di domare il gatto si trasformerà in un insuccesso colossale.
Perdonatemi, ma in questi casi giustificare la restituzione (termine orrendo, volutamente scelto) del micio come atto (sofferto) di liberazione da una sorta di prigionia, che la casa sembra essere diventata, non ha commenti, perché il problema non è il comportamento del gatto ma la vostra mancanza di disponibilità di Tempo, Pazienza e Calma.
Alla prossima puntata.